Cathédrale (Réédition Infrastition)
Cathédrale (Orcadia Machina / Cri du Chat Disques)
Les Douleurs de L’Ennui (Orcadia
Machina / Cri du Chat Disques)
Les Douleurs de L’Ennui
(Orcadia Machina / Lullaby Records)
Obsküre N° 1
(Nov-Déc 2010)
Depuis Une Idylle en péril, on pensait qu’Opéra Multi Steel avait arrêté toute activité pour se concentrer sur d’autres projets. Que nenni, les voici plus en forme que jamais, et ils ont ramené leur matériel analogique avec eux. Boîtes à rythmes, synthés cheap, Casio, basse cold, instruments acoustiques (flûtes, mélodica, tambourin, guitare…), les chantres de l’électro-pop à la française manient toujours avec autant de dextérité minimalisme poétique, imaginaire médiéval, religieux et enfantin, collages incongrus et textes énigmatiques. La reverb est à fond, les vibratos maîtrisés, le delay jubile, tandis que les rythmiques semblent sorties tout droit des années quatre-vingts, comme issues des sessions d’enregistrement de leur premier opus,Cathédrale (1985). Par ses mélodies entêtantes, son humour et son sens du baroque, qui ne craint aucune emphase, OMS séduit et irrite, mais force est de constater qu’il s’agit ici d’un des meilleurs albums de toute leur carrière, à ranger à côté d’ Eternelle Tourmente (1999). « Fureur en Asie », « Karma sous trame », et surtout les deux derniers morceaux, « NS-ND » (imparable pour le dancefloor, avec son déhanché corbeau, entêtant et profondément émotionnel) et « Un Art fatal » (froid et mystique à souhait, avec ses chants grégoriens), sont autant de tubes qui raviront tous les fans. Parce que le noir c’est cool et que la mort vous va si bien, crêpez-vous les cheveux et ressuscitez les suicidés avec OMS ! Jusqu’au bout de la nuit…
Max Lachaud
Elegy N° 66 (Janv-Fév 2011)
Peu de temps après la sortie, il
y a deux ans, de la rétrospective Parachèvement de l’Esquisse qui devait
marquer un point final à l’activité d’OPERA MULTI STEEL, des rumeurs concernant
la mise en route d’un album inédit ont commencé à circuler, rumeurs fondées
puisque aujourd’hui le groupe culte nous revient nimbé de sa Légende
Dorée. Et c’est une chance pour tous les amateurs de cette cold littéraire aux
accents médiévaux car OMS est clairement au mieux de sa forme et de son
inspiration, comme le prouve ce recueil de morceaux très marqués par la
thématique des martyrs, anciens et contemporains et traitant de sujets aussi
fondamentaux que l’enfermement physique et moral ou encore l’ignorance et la
quête/transmission de la connaissance. Sur le plan musical, le groupe renoue
avec une approche plus électronique en faisant la part belle aux claviers et
boîtes à rythmes de ses débuts et pratique avec une délectation marquée l’art
du sampling créatif. Inutile de tenter de résister à l’attraction provoquée par
cette Légende Dorée, plongez-y plutôt corps et âme.
Sabine Moreau
Side Line Music Mag (Fév
2011)
Wave Records already released a ‘best of’ album
of this French cult band in 2008, but has now launched a completely new album.
“La Légende Dorée” is the first album of Opera Multi Steel since 2002! We here
can speak about a real come back and no doubt about it, this CD will awake all
the early fans of the band. Opera Multi Steel wanted to go back to the spirit
and sound of their early years. Nothing is easier to get back to the original
sound by using some of the ‘old’ and vintage gear like a Casio VL Tone keyboard
and the legendary TR 606 & TR 808 rhythm boxes from Roland. It all appears
to be quite electronic, but Opera Multi Steel of course remains a pure gothic
formation inspired by 80s music. So they (of course) also used other
instruments like guitar, bass, flute ao. The lyrics are traditionally sung in
French. Patrick L. Robin remains inspired by different mystic themes, which are
sometimes quite complex to understand what he’s dealing with.
La Légende Dorée” opens with a rather typical
80s inspired electro cut entitled “Karma Sous Trame”, but progressively evolves
towards explicit gothic fields. “Vision Holistique” totally fits to this style,
but I also have to mention the melancholic-like “Fureur En Asie” and the
bombastic “Rite Sacré”.
One of the most noticeable songs comes at the
end. “Homélie Mélodique” is a well-crafted song, which reminds me a bit of
their compatriots of Trisomie 21.
The resurrection of Opera Multi Steel appears
to be promising, but it’s not sure after such a long lapse of time and silence
it will really bring the band into the spotlights.
The dside (Italy, Apr 2011)
I prestigiosi OMS sono originari di Bourges, Francia, mentre la loro attività artistica risale alle annate 1983/84. Dopo assestamenti e perfezionamenti a lungo termine, la line up menziona attualmente Catherine Marie (keys/progs/vox), il camaleontico Frank Lopez (vox/keys/guitars/bass/percussions), noto anche per il suo ruolo di front-man nei The Three Cold Men nonchè per la sua attiva presenza nei Collection D'Arnell-Andrea; completano l'ensemble Eric Milhiet (keys/bass/guitars) e Patrick L. Robin (lead+ backing/vox/keys/ percussions). Una lunghissima serie di eventi discografici suddivisi tra albums, ep's e compilations hanno accresciuto nel tempo l'esperienza rivolta al loro specifico genere di appartenenza riconducibile ad un'elettronica minimale di alro profilo venata da riferimenti cold wavers, atmosfere medievali e darkwave. Le sleeves dei dischi prodotti dagli OMS sono sempre improntate su arcaiche forme pittoriche spesso raffiguranti ritratti di desueti personaggi dagli atteggiamenti ed espressività carichi di simbolismo ultraterreno, oppure permeati di un malinconico romanticismo d'epoca. Il recente album "La Légende Dorée", disponibile in formato digipack, propone un concept incentrato sull'omonimo, antico libro vergato dal cronista italiano Jacques de Voragine tra il 1261 ed il 1266, riguardante gli aspetti ora sublimi, ora drammatici della vita dei Santi e Martiri. La trascrizione ed il significato dei testi riportati nelle tracce sono scritti da Patrick il quale descrive la caducità e gli assilli che caratterizzano la vita umana, osservazioni trasmutate in liriche interpretate con vivida passione canora dai singers. Edito dalla label brasiliana Wave Records l'album accoglie dodici affascinanti brani che si diramano dall'opener "Karma Sous Trame", traccia dai predominanti accenti mistici scaturiti dai vocalizzi di Frank su asciutta base di e-drumming ed una globale struttura minimal wave. "Perdre Conaissance" articola le riverberate melodie di Lopez unite ad un background di keys dalle arie orientaleggianti, mentre "Vision Holistique" enuncia un emaciato teorema electro-wave composto da ritmica scattante e musicalità diafana. La lineare, snella cadenza della drum-machine di "Fureur En Asie" rivela da subito la natura minimal-electro insita in questa traccia il cui termine devia il corso della tracklist verso la successiva "Détention", episodio dai contorni waveggianti screziati di deliziosi interventi medieval/avantgarde. Mesmerizzanti note di flauto e voce armonizzano il nucleo di "Rite Sacre", song emanante una fiammeggiante magia percepibile tra i delicati accordi di chitarra classica e le meccaniche scansioni della e-drum, sonorità che infrangono il confine che le separa dalla successiva "Le Cachot", nelle cui pause più meditative offre i fraseggi di Catherine Marie intrecciati a quelli di Franck, questi ultimi imperversanti in tutta la lunghezza del pezzo diviso tra un'essenziale spartito cold-wave frammisto ad elementi religious. "Sainte So" protende verso limpide forme di canto dai tratteggi spirituali circondati da un soffice manto di keys e guitar, mentre "Au Sein De L'Essence-Même" affonda le proprie radici in multipli substrati dalle discendenze radical-wave e minimal-electro mescolate ad emissioni di incantato misticismo. Corpus sonoro più compatto per ottima "Homélie Melodique", traccia in cui è possibile distinguere le marcature waver dal classico sodalizio tra religiosità ed elettronica che simboleggia i tratti fondamentali di questo full-lenght. Identico criterio sonico anche per "NS-ND" la cui struttura strumentale offre fertile terreno per le evoluzioni canore di Franck sempre orientate verso inflessioni soprannaturali che conducono al segmento finale, "Un Art Fatal", capitolo avvolto da feeling oscuro ed espressioni liriche che convergono in un ambito fortemente segnato dalla sacralità. Lavoro di buona consistenza, non facilmente intelligibile, un'opera dalle estatiche sospensioni vocali che si mescolano a frazioni minimamente elettroniche e ad altre ben più in sintonia con il piano liturgico e metafisico. La rivisitazione sonora di un'antica lettura che ancora oggi suscita ossequio.
Suggerisco questo album ad un
uditorio maturo, dalla consumata capacità di ascolto. Benchè le musiche
elaborate non richiedano particolari predisposizioni, tranne che per il culto
verso forme alternative di cold wave, occorre una cospicua misura di
recettività per interiorizzare pienamente l'accezione e la profondità delle
tracce. Impegnati e sempre solenni, gli OMS aggiungono alla loro repertorio un
altro frammento di raffinata grazia che delizierà i loro meritevoli adepti. Unitevi a questa
coinvolgente celebrazione dorata.
Massimo Colombo
Sounds behind the corner
Chiudete gli occhi e visualizzate nel vostro
immaginario occulto le situazioni classiche del
background gotico generale: cosa associate all’Inghilterra? Castelli o manieri
diroccati, fantasmi al loro interno come cimiteri dalle croci celtiche e
cadenti nelle brughiere d’Irlanda; bunker e morti in uniforme nel cuore
europeo, cattedrali e rovine romantiche in Francia. Sarà anche la sagra
del luogo comune ma la realtà spesso si focalizza su queste certezze e se
nell’Albione, banshees ed ectoplasmi escono dalle nebbie, in terra de la
Marianne prevalgono immagini legate alle monumentali cattedrali custodite dai
gargoyles, dei loro corridoi lungo le navate, nella notte percorsi dal
Belphégor che dal Louvre si sposta nelle sacrestie alla costante ricerca dei
rosacroce. C’è tutto il gotico francese in queste poche righe ed è il terreno
che ad Amiens dalla metà degli anni ’80 gli Opera Multi Steel, dopo sette
full-lenght, consegnano alle nuove generazioni, con la loro ottava creatura
dopo otto anni da “Une Idylle En Péril”, uscito dalle fucine della, ahimè,
ex-label Tritone. Il numero otto, il numero degli alchimisti e dei matematici,
persone riconducibili alla massoneria francese dei costruttori ed è una delle
tante coincidenze (a livello inconscio non è detto lo siano…) presenti ne “La
Légende Dorée”. Il punto fermo dell’album è la volontà di riportare il tutto al
primordio anche a costo di usare le vecchie tastiere Casio pur di ricreare le
sonorità del debutto “Cathedrale”. Questo seguendo la scia che oggi vede il
sound dark francese su quelle sponde wave (anche i Neva, ottimi, hanno avuto
nuovo culto negli ultimi anni) piuttosto che sull’ondata ‘cold’ che i Nostri
hanno nel recente cavalcato insieme alle band più note dell’ambito come
Collection D’Arnelle Andrea o Claire Obscure. L’otto è anche il numero del
successo e della ricerca di esso, del karma e dello spirito votato a nuovi
traguardi: i Nostri uno l’hanno raggiunto, consolidare la posizione di leader
(ce n’era bisogno?) di quel capillare settore che rientra tra i canoni della
wave fredda ma che si ispira soprattutto alla classica synth-wave analogica,
tanto per dare un’idea, quella che negli anni ’80 manipolava Vince Clark nel
creare tappeti alla voce di miss Moyet negli Yazoo. Ascoltate “Perdre
Connaissance” e ritrovate quei suoni che ancora cercano voce solo ed unicamente
analogica, non potrebbe avere altra disciplina nell’essere composta. Il
copyright Opera Multi Steel è ben visibile nell’opener “Karma Sous Trame”, non
rivoluzionaria ma bellissima nei giochi di ritmo, voce, e nuance violacee che
si tingono di porpora occulta e bizantina negli orientalismi di “Fureur En
Asie”, temi così cari a Patrick Robin ed ai suoi compagni di sound. Il limite
del genere è quando il suono si sostiene su toni smorzati accusando sapori già
incontrati altre volte anche in casa Opera Multi Steel. Salva la seconda parte
dell’album, trovando nel cappello magico un perfetto brio quasi psichedelico e
mantrico di sonagli e chitarra (chi conosce gli Xtc ha capito dove vogliamo
portarvi con il pensiero) che in “Rite Sacre” è di nuovo bellezza in grado di
stupire di nuovo dopo oltre venti anni d’attività. Questo è il punto: non
sempre è facile per una band dopo tanti anni sapersi riproporre ed anche più
intenso è il pericolo di chi ‘vive’ la nicchia artistica: gli Opera Multi Steel
intraprendono il loro ottavo viaggio (Jules Verne è delle loro zone…) con lo
spirito avventuriero e colto di chi dedica ad un romanzo antico la propria
musica. Dodici tracce per un manoscritto di fine tredicesimo secolo che Jacopo
da Varazze dedicò alla vita dei santi e che qui diventa il suono gotico, anche
architettonicamente, di una delle band simbolo della musica oscura, anzi,
crepuscolari sta della musica francese. Spesso i viaggi nascono da metafore e
qui è corposa l’allegoria della santità contrapposta al celato mondo del gotico
francese; non ci rimane che augurare quindi bon voyage à tous nos lecteurs…
Nicola Tenani
.
La Defuncion
Opera Multi Steel está que se sale. A su impresionante compilación y reedición de su anterior discografía, se une ahora este impresionante nuevo CD, una obra de arte a la misma altura que aquellas joyas cold wave de los ochenta. Sí, yo también recelo bastante de los grupos que habiendo desaparecido de los escenarios durante alguños años, lustros, e incluso siglos, de esos que vuelven calvos y barrigudos e intentar ser jovenes de nuevo, haciendo el ridículo más espantoso en la mayoría de las ocasiones, además de romper la fabulosa estampa de su herencia pasada.
Este no es el caso.
Y es que este trabajo nada tiene
que envidiar a los de más calidad de la banda, de hecho esta realizado con los
mismos medios de antaño, con los Casio VL-1 de siempre, erigiendose
protagonista absoluto en el sonido de la banda. Como siempre, el medievo y la
tecnología se unen en un Pop oscuro de numerosas connotaciones espirituales,
con unas melodías sorprendentes y preciosas y con la característica y adorable
voz de Patrick L. Robin. El sonido es Cold Wave prerrafaelita totalmente
ochentero y vintage, con letras como siempre dedicadas a la alquimia y al
esoterismo. Además, a todo este dlce, se le pone la guinda de unas melodías
inspiradas, con unos delicados estribillos que se deshacen en el Alma con un
sentido de la belleza extraordinario. Por eso me es dífícil subrayar algún tema
por encima que otro, son todas buenas, pero no puedo dejar de recomendaros el
tema "Détention", cuya hipnosis es como la de una danza de 7 velos,
es un tema mágico y bello que es hasta es bastante apto para las pistas de
baile.
Tiene este regreso de esta banda
tanta calidad que hasta rompre fronteras, de hecho son un grupo de cierto éxito
"masivo" en Brasil, una de esas cosas mágicas e inexplicables que
pasan en el mundo de la música. De ahí que está
discográfica brasileña, Wave, les haya publicado el disco. Sin duda alguna, con
la calidad que tienen, no me cabe duda que Opera Multi Steel le gustan hasta a
Ronaldihno.
A. Monreal
Discogs (Nov 2010)
After not having released a new album in 8
years, they return with “La Légende dorée”, released on the Brazilian label
Wave Records. It is clear that OPERA MULTI STEEL have gone back to their roots,
the Roland TR-808 is the main drum machine on nine of the 12 tracks, and the
Roland TR-909 on the remaining three (if not both are used on a single track
like on the first track “Karma sous Trame” which could also be one of the
latest Guerre Froide tracks), and the Casio VL-1 is present on truly every
single track to make up that typical OPERA MULTI STEEL sound, and, well, it
makes the difference! Some may think that living in the past is wrong and Anna
agrees, but the music and sound of the early 80’s was simply honest and
substantial, so it’s not about living in the past, but living on with it. The
whole album is wonderful, but there is some major hits
on there which need special mention: “Détention” which partially reminds Anna a
bit of Psyche’s wonderful instrumental “Dreamstreet” while the chorus is
typical OMS. “Le Cachot”, “Au sein de l’Essence-même”, “Homélie mélodique” and
especially “NS – ND” are classic OMS tracks and potential live and discotheque
hits and those DJs who are not playing the same crap over and over again should
check them out. So, OPERA MULTI STEEL are back and just the way
we love them!
The bonus CD includes four additional tracks
(remixes) of "Vision Holistique", "Perdre Connaissance“, "Fureur
en Asie" and "Karma sous Trame“ as well four individual cards for
each song.
Anna Logue
Xavier
Décidement, Opera Multi Steel n’a
rien perdu de son esprit provocateur. En choisissant La Légende
Dorée comme titre d’album, en référence au livre de Jacques de Voragine,
le groupe ne manque pas de s’amuser une nouvelle fois des croyances. Mais n’y
voyez aucune forme d’hérésie ou de blasphème. Opera Multi Steel détourne les
textes comme les images pour créer un monde musical et visuel fort étrange et
décalé. A vous de savoir lire entre les lignes pour tenter de comprendre
exactement quel est le sens des paroles parfois obscures des chansons (Perdre
Connaissance). Vous allez pouvoir vous perdre dans un véritable labyrinthe de
significations possibles. Mais sachez que la meilleure interprétation est celle
qui vous sera personnelle.
Musicalement, vous aurez l’impression
d’avoir voyagé dans le temps pour repartir dans les années 80. Cela a été rendu
possible grâce à l’utilisation de vieux instruments que le groupe a ressortis
pour l’occasion (Roland TR606, TR 808). Le tout soutenu par un son de basse
particulièrement mis en avant. Mais OMS ne s’est pas arrêté là, vous avez de
nombreux effets sur la voix et quelques samples également, pour avoir une
ambiance encore plus prenante sur certains morceaux (Vision Holistique).
Le plus surprenant, c’est que
tout en ayant ce son old-school minimaliste, le groupe profite de la qualité de
la technologie actuelle. Ainsi, tout en ayant ce côté un peu kitsch, le son est
très propre et soigné. OMS n’a rien laissé au hasard et chaque mélodie est là
pour faire mouche. Si le clap électronique si caractéristique des boites à
rythme des 80’s est bien présent, il ne sonne pas complètement synthétique et
ridicule comme à l’époque (Fureur en Asie). Au contraire, il s’intègre à
merveille et l’on en vient à se demander comment il pourrait en être autrement.
Mais surtout l’album n’est pas qu’une version re-sucée d’il y a 25 ans. Car
vous avez de nombreux petits effets étranges qui donnent une couleur toute
particulière à chaque morceau.. Est-ce l’influence des
autres formations dans lesquels officient certains membres (Three Cold Men,
« O Quam Tristis… » Collection d’Arnell Andréa) ? Toujours est-il que
tout est fait pour vous offrir une ambiance plaisante, entre le souvenir et la
surprenante nouveauté (Le Cachot).
Finalement, La Légende Dorée est
une sortie d’ovni qui ressortirait du passé, en ayant conservé le meilleur de
cette époque pour pouvoir s’adapter à nos oreilles des années 2010. Et vous
allez vraiment vous surprendre à avoir un petit coup de nostalgie une fois la
dernière piste arrivée à son terme.
Et comme OMS ne fait pas les
choses à moitié, La Légende Dorée est également un bel objet. Ce
superbe digipack reprend des images pieuses détournées. Rien que sur la
pochette vous pouvez voir une jeune fille auréolée dessiner le logo du groupe à
l’aide d’une plume. Plume que l’on retrouve ensanglantée sur les illustrations
intérieures également, comme sur les images qui sont utilisées sur les petites
cartes que vous pourrez admirer dans l’édition limitée. Qui vous propose un cd
bonus sur lequel figurent des versions alternatives des quatre premiers titres
de l’album.
Pour les plus grands amateurs du
groupe il existait une version ultra limitée (cinquante exemplaires) dans
laquelle se trouvaient sac, t-shirt et images. Autant vous dire qu’elle a été
très rapidement sold-out. Opera Multi Steel a toujours été un groupe à
part. La Légende Dorée signe leur grand retour. Et d’après ce
qu’annonce le groupe dans différentes interviews, un nouvel album serait en
préparation. Après tout ne dit-on pas : oldies but goldies ? Ce nouvel album
d’OMS après 9 ans d’absence en est un parfait exemple.
Parallèle(s) N°15 (Nov/Déc 2010)
Etrange destin que celui de ce
groupe berruyer quasi inconnu sur ses terres mais culte au Brésil où sort ce
nouveau disque inédit enregistré en 2010. Il se révèle une synthèse de ce
concept dans sa présentation d’un style identifié mais magnifié par l’écriture
et les arrangements. On oserait presque le qualifier d’album de la maturité
même si ce terme galvaudé reste réducteur et peu enthousiaste. Subtil mélange
de tradition gothique et de technologie synthétique, le travail de ce groupe
n’a jamais été aussi en phase avec son époque.
L’esthétique religieuse affichée, les chants à l’amplitude grégorienne inspirent le retour d’une époque où l’on créait pour la foi, et même si le propos spirituel s’exprime hors des cultes, l’esthétique inspire un espace « flamboyant ».
Des hommes et des dieux sur le
dance-floor
Doc Pilot
Mentenebre (17-01-2011)
Casi una década sin editar nuevo
material no ha conseguido que los fans de Opera Multi Steel ,
entre los cuales tengo el honor de incluirme, hayan podido olvidarlos. Esto ha
sido no sólo gracias al extenso legado discográfico de la banda ( el aquí
presente es su octavo disco oficial ) sino también a las reediciones de discos
antiguos, a la aparición de un doble cd recopilatorio de algunos de sus mejores
temas y a la colaboración de varios de sus miembros con otros proyectos
musicales, como Collection d´Arnell-Andréa , sin olvidarnos tampoco de los
discos editados durante este tiempo por O Quam Tristis , proyecto paralelo de
varios de los miembros de Opera Multi Steel .
Para su regreso triunfal estos
muchachos galos han decidido tomar como inspiración un libro escrito en el
siglo XIII por Jacques de Voragine , “ La légende
dorée ”, en el que se retratan las vidas y los destinos de varios santos y
mártires. Y es, al igual que ocurre con O Quam Tristis , el entorno que rodea a
Opera Multi Steel se ha ido dejando impregnar de una espiritualidad y de un
particular sentido de la religiosidad que se manifiesta tanto en el artwork (
con deliciosas imágenes sacadas de devocionarios de finales del siglo XIX y de
comienzos del XX ) como en las letras de varias de las canciones, en las que se
explora el misticismo y la santidad, sin olvidar extenderse también sobre
varios temas que giran en torno a una órbita similar, siemprehaciendo gala dela
suficiente ambigüedad y hermetismo como para admitir una interpretación
diferente con cada oyente.
Musicalmente, “ La légende dorée
” supone una vuelta al sonido primigenio de Opera Multi Steel
, aquel que nos hechizaba con su encanto desde discos como “ Cathedrale
”. Realmente es una apuesta muy arriesgada en los tiempos actuales tratar de
emular un sonido con más de veinte años de antigüedad, pero la banda consigue
hacerlo con naturalidad y sin que suene ni forzado ni viejo, sino fresco y actual.
Los viejos sintetizadores Casio y las cajas de ritmos Roland son exprimidos por
Opera Multi Steel con notable acierto, mezclándose de forma muy dinámica con
sonidos más modernos y creando un conjunto altamente atractivo y embrujador.
Este es el caso de la deliciosa ‘ Perdre connaissance ’, todo un derroche de
talento a la hora de utilizar los viejos sonidos de la banda después de
haberles sometido a un revitalizante y rejuvenecedor lavado de cara.
Aún teniendo muy presente lo que
acabo de decir, creo que las canciones más destacadas de este disco, en
general, son aquellas que suenan menos “vintage”, como la elegante ‘ Rite sacré
’ y su maravillosa melodía de flauta o, sobre todo, la estupenda ‘ Homélie
mélodique ’, con programaciones que suenan algo más modernas y con una melodía
y unos arreglos tan excelentes como nos tienen acostumbrados Opera Multi Steel .
Y ya que hablo de melodías, no
puedo dejar pasar la oportunidad de señalar el alto nivel de elegancia,
emotividad y sensibilidad que la banda ha conseguido alcanzar en muchas de las
canciones de “ La légende dorée ”. Temas como los muy pegadizos ‘ Karma sous
traume ’ o ‘ Vision holistique ’, así como los más tranquilos y sinuosos ‘
Detention ’, ‘ Le cachot ’ o ‘ Ns Nd ’, harán las delicias tanto de quien
escuche por primera a Opera Multi Steel como de quien, como el abajo firmante,
sea un fan irredento. Estoy seguro que este disco no decepcionará a nadie que se
acerque a él con buen ánimo.
El disco ha salido en tres
versiones diferentes. La primera, en digipack y con el cd; la segunda, en
digipack y con un segundo cd con cuatro remezclas de los primeros cuatro temas
del cd ( además de con cuatro postales con las letras
de dichas canciones ); la tercera, en una bolsa negra conteniendo, además de
todo lo anterior, posters, pins y memorabilia varia. En cuanto al cd con las
cuatro remezclas, comentar que como curiosidad no está mal; el tema más
destacado es, sin duda, el remix de la fabulosa ‘ Perdre connaissance ’ a la
cual se le dota de un aire entre misterioso y oriental que le sienta
francamente bien y que hace que sus más de siete minutos de duración se hagan
francamente cortos. A ‘ Karma sous traume ’ se le añaden unas percusiones más
actuales y se le dá un aire más bailable y con cierto toque entre místico y
trance que también la hace muy recomendable.
Sea cual sea la edición que caiga
en tus manos estoy seguro, como he dicho antes, que no te va a decepcionar. A
mí Opera Multi Steel nunca, en ninguno de sus anteriores discos, me han
decepcionado y, por supuesto, en este tampoco lo han hecho. Al contrario, me han
dado una gran alegría.
Juan Antonio Jordan
Trinity
Avec le temps, tout s'en va... Les sorciers du Berry ont
fait mentir l'adage avec "La Légende Dorée". C'est avec ravissement
que l'oreille plonge dans ces volutes synthétiques tant aimées soutenues par
une basse toujours diabolique.
Dès la première écoute, l'album se révèle une mine de titres
imparables: de "Karma sous trame", un classique instantané à
"Fureur en Asie" à la mélancolie voilée en passant par "Rite
sacré" au charme à la fois rampant et ascensionnel. Les volutes
néo-médiévales du melodica s'enroulent autour des sons majestueux de
l'Elex-tchèque en une sarabande infinie. Avec le temps, le chant s'est fait
moins dolent et envoûte l'auditeur qui voyage de Byzance en Asie.
Dansez frères humains, le crépuscule des dieux n'est pas
pour demain!
Céline O.
Trinity
Silencieux depuis les antiennes
froides et frémissantes d'une "Idylle en Péril"
(cf: chronique en 2003), Opera Multi Steel n'a cessé de hanter,
durant ces années de silence, les corridors réanimés des musiques wave. A l'instar
d'autres figures de la minimal wave 80's, les années 00's auront été pour le
groupe d'Avaricum celles d'une résurrection. De compilations
("Transmission", "Movement One", "RVB",
"Ruines & Vanités", "Wave Klassix", "Cold Wave +
Minimal Electronics"...) en rééditions ("Cathédrale"), de
réapparition (une reprise d'"Isolation" sur l'hommage à Joy Division
"30 Years With(out) Ian Curtis Transmission 80_10")
en variation d'identité...
Opera Multi Steel renaît de ses
cendres, immaculé dans la froidure synthétique ascensionnelle, entrelacs de
voix, le verbe miroitant qui file à la barbe du sens.
Jeunesse éternelle de territoires
caressés par la vague froide, pulsation idéale de la basse de "Karma sous
Trame" à "Détention", magie mécanique de rythmes du "Rite
Sacré" à "Sainte So", à l'image du dernier titre, le quatuor
nous délivre "Un Art Fatal"!
"La Légende Dorée"
parade sonore, mélancolique offrande aux martyrs antiques d'un Opera Multi
Steel lumineux et maître de son indescriptible mystique aux fruits
insensés.
Philtre alchimique et éternelle
jouvence nourrissent ce huitième album, réminiscence des fastes synthétiques
des débuts mais offrant quelque chose de fondamentalement -autre-.
N.B.: les douze titres de
« La Légende Dorée » sont accompagnés dans l'édition limitée d'un mcd
de quatre titres revus et corrigés, également présent dans l'édition
« ultra » limitée proposée sous la forme d'un sac contenant outre les
disques, un t-shirt, un poster, une carte dédicacée...).
Stanislas C.
Obskure
On n’osait même plus l’attendre !
Mais il est pourtant bien là, le nouvel album d’Opera Multi Steel, pas moins de
sept ans après "Une Idylle en Péril". Projet incontestablement unique
dans le paysage cold wave français, le quatuor profite de son retour studio
pour re-confirmer ses singularités, tant musicales que thématiques, et les
amateurs de mysticisme catholique ambigu sur fond de Wave froide et synthétique
ostensiblement eighties en pleureront de joie : chants résonnants, chœurs
étranges, nappes atmosphériques religieuses, instruments médiévaux, basses rondes
ou claquantes, percussions froides, tous les ingrédients sont là, et le groupe
réussit encore une fois à créer des friandises surannées. Le sens de la Pop,
revendiqué depuis le premier essai "Cathédrale" (1985 !), est
toujours aussi prégnant ; les qualités mélodiques, pétries dans ce savoir-faire
cold wave si particulier, assurent à des titres comme "Karma sous
Trame", "Perdre Connaissance" ou "Ns-Nd", pour ne
citer qu’eux, un impact maximal : les sons s’articulent dans l’écho, la
sensation de profondeur est presque étourdissante, et le verbe sibyllin de
Franck Lopez, perdu dans des réverbérations religieuses donne à ces étranges
pop songs une couleur unique. Plus synthétique que son prédécesseur – presque
dépourvu de guitares, en fait –, "La Légende Dorée" semble aussi,
musicalement, moins gouailleur. La froideur, la tristesse et l’ironie se
mélangent, et l’humour qui déconstruisait savamment la mystique d’albums comme
"Cathédrale" ou "A Contresens" est bien plus circonspect.
L’œuvre de Jacques de Voragine, "La Légende Dorée", qui retrace les
vies et martyres de chrétiens canonisés – Sainte Anastasie, Saint Jean
l’Aumônier, Chrysostome… –, offre à l’album une force visuelle et thématique
forte, une noirceur brumeuse et paradoxalement hyaline : Opera Multi Steel
jongle une nouvelle fois avec les codes, et son érudition lui permet d’assumer
parfaitement l’ambiguïté avec laquelle il traite de ces thèmes sulpiciens. Il
fait plaisir de retrouver, sur LP, un projet musical qui marqua les grandes
années cold wave françaises, qui fit son propre chemin dans ses influences new
wave, heavenly, pop et expérimentales, et qui joua brillamment avec les topoï
visuels et musicaux du catholicisme, et des traditions populaires médiévales et
folkloriques. Les Berruyers sont aujourd’hui résolus à réhabiliter la
succulente froideur des sonorités eighties, et s’arment de leur revendication
synthétique pour imposer un album fort bien tissé, dont la thématique
ambivalente trouve une réponse dans les vapeurs gelées d’une musique aussi
obscure que pop. Les nostalgiques de la Cold française peuvent y aller les yeux
fermés, et les nouveaux amateurs de musiques sombres et expérimentales
trouveront sans doute dans "La Légende Dorée" un acte jamais entendu,
et l’impulsion pour découvrir les secrets d’une très riche discographie.
Excellent.
Rosariüs
Gothronic
This band from Bourges, France, is one of the
most long-lived bands of the French synthpop/coldwave scene. Since 1984 they
have released a fair number of albums. In those early years Opera Multi Steel
consisted of Franck Lopez (keyboards, guitars, bass recorders, percussions,
backing and lead vocals), his brother Patrick L. Robin (lead and backing
vocals, keyboards, recorders, percussion) and Catherine Marie (Keyboards,
rhythm programming, backing vocals). Cathédrale was their first full-lenght
album. The cathedral of Bourges was used as a source of inspiration, hence the
name of that first LP. The synths on Cathédrale sound cold and clinical, but
have enough melody and emotion to make them amiable though. And most of the
songs are up-tempo, sometimes even bouncy. Orchestral Manoeuvres in the Dark
can be used as a point of reference. The album starts quite frivolous with the
brisk "Du Son des Cloches". The small bells tinkle, the synth lines
weave between grave and sprightly. The flute on "Forme et Réforme"
gives this serious and sometimes slightly dramatic track a lively accent.
"Empire" has a narrative, poetic nature, the
acoustic guitar adds a melancholic colour. "Brasier Communiquant"
swings gently, the flutes are again a marked element.
The nervous computergame-like sounds of "Piscine à Tokyo" contrast
nicely with the grey, bleak background synths. "Cathédrale" is a
graceful, eastern-tinged track. Dignified and somewhat
mysterious. "Frantz est Mort" is animated and mournful at the
same time, the opposing synthlines are alluring. With a bossa nova rhythm as a
basis "Attitudes" nevertheless sounds far from sultry. Vocals play an
important role; Catherine Marie contributes her tender voice in a parlando way.
The sombre yet melodious "Il's Séloignent" soon makes way for the
chilly "Un Froid Seul". You can picture Franck Lopez swiping frost
off his keys. The chiming church bells are a great way to close Cathédrale.
This 2007 version adds the 1984 EP Rien that is in line with the tone on
Cathédrale. It comes in with the original record cover, including the colored
cloth knots attached on the front.
Opera Multi Steel has a singular style that may
not sink in immediately, but after a few listens the beauty of their music
reveils itself.
Nightporter
Obsküre
Style >> cold wave sérieusement siphonnée
Aborder la réédition du premier album d’Opera Multi Steel (1985) nécessite du doigté. Le groupe français bénéficie d’une réputation construite sur le long terme et dont les descriptifs flatteurs occultent souvent une grande partie de leur vision musicale.
On entend ça et là que le groupe a été parmi les premiers à chercher la grandeur d’un Dead Can Dance à la française. On parle de groupe phare de la new wave. Ce n’est qu’en partie vrai. D’abord, les Rosa Crvx oeuvraient eux aussi dans une sphère médiévale de haute tenue. Ensuite, il y a new wave et new wave.
Franck Lopez réussira bien mieux à concilier classicisme et cold en rencontrant ses comparses de Collection d’Arnell-Andréa (sous le nom de Franz Torres-Quevedo).
Avec Opera Multi Steel, le trio joue sur deux tableaux. A droite, l’hédonisme champêtre (le flûtiau de « Forme Et Reforme ») et la face rigolote du groupe. Les paroles flirtent avec un non-sens poétique enfantin et naturaliste (« Brasier Communiquant ») et les gigues médiévales rappellent la tradition folk française des années soixante-dix. On peut même frémir à l’écoute d’ « Un Froid Seul » tant ce titre exhibe les boursouflures de tout un courant (échos sur la voix, rythme lent). On a la désagréable impression de suivre alors les Inconnus. Le second degré contamine une partie des titres. Les clips, heureusement présents sur cette réédition, montrent un groupe de joyeux drilles s’amusant des ambiances morbides qu’ils créent, jouant des clichés bien avant la récupération des Cure par un Tim Pop malicieux. L’introduction de « Frantz Est Mort » se gausse même de la face sombre de groupe avant que le titre ne déroule sa belle cold wave
« belle cold wave » ?
Oui, car à gauche du diptyque se trouvent les expériences concluantes et plus sérieuses. « Massabielle » récupère une bonne part de l’héritage Curesque de « Seventeen Seconds ». « Empire » sonne espagnole, le chant est limpide, les harmonies précises. A l’opposée, « Piscine A Tokyo » se fourvoie dans une proto-electro dance qui, si elle était habituelle à l’époque, n’en a que trop mal vieilli. Recherches synthético-cold-orientaliste à la façon d’un Dali’s Car sur « Cathedrale » (à écouter lors d’une lecture de la Bd d’Andreas, « le Cimetière Des cathédrales »). Le chant de Patrick se colle aux limites du bon goût pendant que Catherine place des chœurs comme des pitreries. Les jeux de mots sont multiples et le travail sur l’écriture est plus que soigné.
Méconnaître cette qualité duelle du groupe, c’est se fourvoyer et risquer de les prendre pour ce qu’ils n’ont jamais été : ni de naïfs rêveurs médiévistes, ni des guignols à la Ludwig Von 88. Subissant la loi d’un discours punk encore très présent, le groupe refusait de se prendre totalement au sérieux. Opera Multi Steel s’accordait plutôt le rôle du bouffon au sens noble du terme : le groupe lançait des pistes de travail pertinentes qui fusaient sous une trivialité apparente.
Sylvaïn
METAMORPHIC
"Du Son Des Cloches"
opens this album - a fastish piece of music given steely strength by the wide
organ sound which fills it out. It's one of their more memorable tracks which
makes you think 'ah, this, I know this one!' after only one listen. "Forme
et Reforme" comes next, the muted-sounding drum machine giving it a
'tight' feel, and the flute or whistle or whatever giving it a hint of them
being troubadours come to entertain a jaded Pop culture. "Empire"
comes next following a similar style in the instruments while the vocalist
keeps things tight with his strong voice. "Brasier Communiquant" also
elements of Latin American, Medieval, Folk & World Music while still
retaining it's Pop identity. "Piscine A Tokyo" closes side one, defining it's title by using
a naff CASIO drum sound and watery effects. They manage to form a passable song
with plenty of depth to it around what might otherwise be GodAwful - the
vocalist driving on with strength of voice.
The second side opens with the
title track "Cathedrale" - having a brooding Eastern flavour to it.
It's about the most memorable track on the entire album - in many ways it
reminds me of BLANCMANGE's "Living On The
Ceiling", except that it's a little darker, more brooding. "Franz Et Mont" is a fast piece of music, still managing to
maintain a bright-yet-moody atmosphere. "Attitudes" threatens to jump
one of two ways, then picks a third to continue - a medium-paced atmospheric
music reminding me once again of something by ORCHESTRAL MANOEUVRES IN THE DARK.
"Ils S'Eloignent" breaks in at an energetic
pace. keeping very much to OPERA MULTI STEEL's usual
formula. "Un Froid Seul" closes the album with a more relaxed,
phasing piece of music - another of their more memorable numbers.
If you like one or more of the
people I have compared them to then take a chance - this is quality music.
JOURNEYMAN
Mentenebre
Una de las grandes ventajas que tiene el dedicarse a la reseña de discos, libros y similares es que de vez en cuando puedes dedicarte a hacer apología de tus artistas favoritos, sobre todo si consideras que éstos no han recibido todo el reconocimiento que se merecen. Es precisamente por esta razón por lo que para mí constituye un verdadero placer el presentaros hoy aquí la reedición de este disco de los franceses Opera Multi Steel , una banda surgida en los primeros años ochenta del siglo pasado cuya existencia pasó bastante desapercibida por estas y otras tierras.
Opera Multi Steel vió la luz a finales de 1983 en la ciudad francesa de Bourges , de la mano de los hermanos López, Franck y Patrick , y de Catherine Marie . Rápidamente consiguen grabar un 7" con cuatro temas y poco tiempo despues un larga duración con diez, llamado " Cathédrale " y dedicado a la catedral gótica de su ciudad natal. Dos años más tarde se les une un viejo amigo, Eric Milhiet , al tiempo que se dedican a combinar las grabaciones, digamos, "standard", con intervenciones en numerosos recopilatorios y la salida de diferentes casettes conteniendo material cuyo encaje en los discos oficiales resultaba difícil de conseguir. A lo largo de estos años la banda ha tenido que superar algunos momentos difíciles, como el intento de suicidio de Patrick , mezclados con el éxito ( relativo, no estamos hablando de un grupo superventas ) que supuso la edición en 1995 de un magnífico recopilatorio de sus mejores temas. El sonido de Opera Multi Steel experimentó un salto cualitativo con la incorporación de colaboradores tan selectos como Carine Crieg y Thibault d´Abboville , de Collection d´Arnell~Andréa , entre otros. La banda también tuvo tiempo de expandir su creatividad con el surgimiento de proyectos paralelos, entre los que destacan O Quam Tristis , con al menos tres discos publicados, que yo recuerde.
Lo que aquí tenemos es una cuidada edición realizada por el sello francés Infrastition , paladín de la lucha por recuperar el gran pasado musical de su país y darlo a conocer a las nuevas generaciones. Para la presente ocasión se ha juntado el primer larga duración de Opera Multi Steel con su primer single, ofreciéndonos una colección de catorces excelentes canciones, plenamente inmersas en el más clásico sonido darkwave y coldwave de los ochenta. Pero aquí no acaban las sorpresas de este trabajo, el cual viene presentado en un elegante y sobrio digipack negro que respeta el artwork original de " Cathédrale "; a los catorce temas se une la presencia de cuatro interesantes vídeos musicales, correspondientes a cuatro de las catorce canciones. Por todo ello la adquisición de la reedición de " Cathédrale " resulta prácticamente obligatoria.
Para aquellos que tenemos ya cierta edad es un auténtico placer volver a sumergirse en los analógicos sonidos de los ochenta que alumbraron nuestro despertar a la música. Para todos nosotros degustar deliciosos manjares como la apertura del disco, el excelente ' Du son des cloches ', es una gran experiencia. Pero los placeres que nos reserva este disco no se quedan ahí; ' Forme et Reforme ', con esa tierna flauta y esa caja de ritmos que ahora suena tan deliciosamente arcaica, volverá a revolucionar la memoria de los más viejos del lugar de la misma manera que lo hará la dinámica ' Empire ', cuya melodía y ritmo provocará ganas de moverse al más estólido de los oyentes. ' Cathédrale ' nos envolverá en el misterio de las grandes construcciones religiosas erigidas en la Edad Media con una melodía inquietante y sinuosa. ' Franz est mort ', a pesar de tener un título tan fúnebre, es uno de los temas más rápidos del disco. Su frescura y su dinamismo son todo un antídoto contra la amargura y la pesadumbre que gobierna nuestras vidas. Pero la joya, sin duda, es ' Ils s'eloignent '. Su magistral caja de ritmos ( programarla bien es todo un arte ) se une a unos teclados maravillosamente perfectos para crear una canción magnífica, llena de tensión y movimiento, con una melodía que va creciendo en intensidad y pasión y que complementa a la perfección la voz de Patrick .
El resto de temas también son altamente destacables, sobre todo ' Jardin Botanique ' y su melodía triste y decadente que sugiere una caída lenta, muy lenta, por un amargo pozo cuyo final es imposible de vislumbrar. Nuevamente en esta canción se nos dá una lección magistral de como programar una caja de ritmos y también de como exprimir las posibilidades sonoras de los teclados que se podía disponer en 1984 . También me gusta mucho ' Massabielle ', cuya alegría contagiosa contrasta notablemente con la languidez de ' Jardin Botanique '. Del resto de canciones también se pueden hacer grandes elogios pero el irresistible encanto que para mí tienen las que acabo de destacar hace que me cueste mucho fijarme en las demás con la debida atención; se que soy injusto y pido perdón por ello.
Los vídeos incluidos en esta edición de " Cathédrale " son verdaderos " bocatto di cardinale ". Me encanta por ejemplo el de ' Du son des cloches ', todo un catálogo de las atrocidades que los modernos de los ochenta cometían a la hora de elegir vestuario ( entonces era moda, pero la verdad es que ahora resulta francamente chocante ); atención a los gestos de Patrick , el cantante... ¿ no os recuerda a alguien ?... ' Jardin Botanique ', en blanco y negro, es más sobrio y sencillo. ' Cathédrale ' es todo un delirio visual en el que Patrick canta, vestido de sacerdote, desde el púlpito de una iglesia ( ¿cómo lo habrán conseguido? ), mientras imágines onírico-alucinatorias se van sucediendo. Una nueva exposición de descacharrante vestuario ochentero preside el vídeo de ' Franz est mort ', que más que un vídeo en sí mismo parece una actuación televisiva. La peluca que lleva Catherine la he llevado yo alguna Nochevieja...
No puedo por menos que felicitar calurosamente al sello Infrastition por haber vuelto a sacar a la luz los primeros trabajos de una de las bandas que merecieron ocupar un lugar entre los clásicos de los ochenta. Espero que esta ocasión sirva para, en un futuro, seguir reeditando los trabajos de Opera Multi Steel , pues si este disco era/es bueno, esperad a ver lo que viene después. Además, aunque su último disco es del 2001 , la banda no se ha disuelto oficialmente y su web está bastante actualizada por lo que no resulta descabellado pensar que puedan sacar material nuevo en un futuro. Estaremos atentos...
TRINITY N°3
La réédition du premier album du groupe de Bourges accompagné des titres du premier maxi de 1984, va permettre à la plupart d'entre nous de découvrir les premiers échos synthético-médiévaux , la première forme des brasiers neigeux, des feux froids du groupe le plus singulier de la vieille Europe : OPERA MULTI STEEL. Résolument opposés et farouchement incapables de se cantonner aux " sons comme il faut ", ils prodiguent dès ce premier album un univers aux textes à couper le souffle et la raison, faits de bris et de couleurs ; une musique à la croisée des inquiétants lochs calédoniens fanfreluchés où se côtoient Sir Nessie et Dame du Lac, et des contrées où nous nous noyons quotidiennement. Si " Un Froid Seul " et " Cathédrale " sont toujours aussi enchanteurs, " Piscine à Tokyo " énerve avec sa rythmique saccadée, tandis que " Massabielle " répand une indicible mélancolie ; ainsi, cet album désarçonnera aussi sûrement que ses successeurs, La musique d'OPERA MULTI STEEL n'étant pas de celle qui s'offre au passant pressé. En 1984, cette " Cathédrale " s'érigeait sur les ruines encore tièdes d'ORCHESTRAL MANOEUVRES IN THE DARK (avant leur déchéance dans la parade des hits syhtie-pop), se paraît de lignes de basses ondulantes taillées dans la même roche que THE CURE et d'échafaudages synthétiques défiant les lois de la pesanteur. La musique et le chant s'affranchissant de tous les critères, n'obéissant qu'à la règle ultime de l'imaginaire et du fantasque ; offrant aux oreilles des gargouilles sonores à deux visages, à double-face. Du diable au chérubin il n'y a qu'une grimace ; OPERA MULTI STEEL , si sérieusement excentrique, si bizarrement gothique a la grâce de ceux qui, tel le loup, refusent l'allégeance.
Le thé est offert dans leur roseraie pour ceux qui feront fi de l'Etiquette, ils en seront amoureusement récompensés par une musique qui n'a pas toujours le visage de son coeur.
STANISLAS CHAPEL
TRINITY N°4
La première écoute des " Douleurs de l'Ennui " paru en 1990 et -heureusement- réédité en 1998 sur Lullaby, conduit inexorablement à délaisser les sens/sons communs. Ceux-ci s'abolissent dans les flammes pour donner naissance à une multiplicité de sens à faire tourner la tête. Saisis par une transe, vous entrez dans la danse du derviche tourneur, chapelier des mots tordus, Patrick L.Robin. Les textes sont tantôt parsemés de traces autobiographiques (Le Phare ou Premières Loges), tantôt de collages détonnants et d'émotions foudroyantes (Les Reliquaires ou Les Douleurs de l'Ennui). Ce lexique magique qui emprunte au latin, à l'espagnol, à l'arabe... se voit enveloppé par une basse cold-wave ondulante, des synthétiseurs farceurs et aériens et des sons hétéroclites. Aussi sans plus attendre et sûrement pas le Jugement Dernier, embarquez pour des contrées mêlant la gravité de l'enfance, la violence des sens à la folie terrassante. L'écriture stupéfiante (- I'm definitely addicted to-) peu à peu s'immisce dans votre esprit pour ne plus vouloir le quitter. Qui s'adonne à OPERA MULTI STEEL corps et âme, délaissant querelles de chapelles et poses obligées, s'élève vers un Eternel féérique où dansent de concert anges et démons. Dans un monde déliquescent, nous n'avons décidément que le choix d'une existence rebelle.
Céline OLIVIER
ELEGY N°1
Le premier grand album d'OPERA MULTI STEEL, les Douleurs/Couleurs de l'Ennui, vient tout juste d'être réédité en version cd pour notre plus grand bonheur avec, bien entendu, sa superbe pochette originale, une troublante Jeanne d'Arc en armure, figée par Pierre et Gilles. Le naturel du groupe et sa candeur ont tranquillement survécu aux années et c'est avec le même plaisir que l'on succombe au charme irrésistible de ce disque hors du temps.
METAMORPHIC
The first side of this album opens
with "Paulette A La Plage" a spatial thing strung out on flanging 12
string guitar & bass which turns into a medium-paced song with a definite Eastern flavour while remaining strictly Pop music.
The guitar sounds really good - makes you wonder why more people don't play
this instrument. "Promethee" opens with spoken voice - one close to
the mike, the other distant within a huge cavern. The song has a cool, relaxed
sound, not unlike a more fragile version of "The Beginning And The End" by OMD, and the vocals prove themselves
beyond the mundane. "Les Sens" comes next, opening to a sort of
Haitan rhythm which pushes the song along at a good trot, keyboards giant and
golden, and the male vocalist sounding not unlike PHIL OAKEY - indeed, the
whole song sounds a little like a cleaned-up track from "Dare".
"Las", the last track on side one enters on a large organ sound with
the vocalists carrying the song over it's first few minutes in a tight harmony
- and they manage to restrain themselves from kicking into another Poppy-type
track for a change. It ends with Spanish guitar & a distant "for he's
a jolly good fellow".
The title track "A
Contresens" opens side two with a tight close piece of Pop music which
brings to mind the likes of TOM TOM CLUB. It's rather a dense thing for OMS,
but they carry it off well, and I might venture this to be the highlight of the
album. "Les Grands Orchestres" is a nice complex rhythm with some
wonderful gated drums giving the track a weird atmosphere while the other
instruments weave themselves around it and the vocalist sings with full force.
"J.L.'Aveugle" is a perky piece of Pop music with a Latin American
flavour hidden within and a hint of erotica. "Oraisons Minimes" blows
in on a storm of white noise. The song itself has a Folk taste to it with
plucked & strummed guitars weaving metallic webs across a single beat.
All in all I'd say this is probably a far more mature album than "Cathedrale" is - they obviously are not afraid to expand their sound. A light and entertaining album.
JOURNEYMAN
TRINITY N°2
Iconoclastes invétérés se référant aux aspects fantaisistes, flamboyants et insensés d’un Moyen Age rêvé par les surréalistes, OPERA MULTI STEEL a persévéré dans une incompréhension quasi générale à construire une cold-wave, devenue par la viduité éphémère des termes génériques : gothique, aux lisières des codes reconnus par tous. Entre écriture automatique, non sens et sonnets elliptiques, OPERA MULTI STEEL s’est toujours affranchi des lourdeurs emmacabrées, proposant une fraîcheur d’inspiration résolument hostile à toute aliénation.
Disparus après un « STELLA OBSCURA » (1992) contenant quelques uns des plus beaux titres du groupe : Armide ou encore Tes Lèvres , un abat-son, un label brésilien (MUSEUM OBSCURO) ayant fait éditer une compilation « DAYS of CREATION », répondant à un engouement forcené des jeunes gothiques brésiliens, cette même structure nous offre aujourd’hui la possibilité d’entendre un nouvel album du groupe français intitulé « HISTOIRES de FRANCE » .
Passé l’émoi dû aux retrouvailles, chaque élément résonne, aussi intemporel qu’hier; le Moyen Age intergalactique d’OPERA MULTI STEEL défiant tel une cathédrale ceinte de vair les anges aptères des musiques simulant un esprit gothique qui n’est que pacotille comparé à la frénésie céleste de Regrets qui s’écaillent ou Quatre Ecclésiastes.
On ne s’étonnera pas si ce disque comme les précédents ne transperce que les preux qui s’étranglent au moindre son jazzy ou seventies, les humbles qui connaissent encore le goût des larmes versées pour rejoindre l’Alice des rêves, ceux qui n’associent pas une codification intégriste et putréfiante aux ébats sonores qui irriguent la nébuleuse des musiques dark.
Aloysius
PREMONITION N 27
Endeuillés après la sortie du superbe « Stella Obscura », et malgré avoir esquissé un dernier sursaut à la sortie de la compilation « Days of Creation », nous ne pensions plus jamais les voir réapparaître. Mais une passion comme la leur ne pouvait s’éteindre aussi facilement et, ranimés par le label Cri du Chat Disques, ils se sont remis en piste pour nous offrir ce qui est l’album le plus passionnant de leur maintenant longue carrière.
L’énoncé est simple, l’Histoire de France habille ce disque de fond en comble. Son titre, bien entendu, ( agrémenté d’un pluriel à « Histoire »), sa pochette, superbement inspirée de vieux livres scolaires et les interludes racontés par de jeunes enfants qui lisent le plus sincèrement du monde des résumés de ... l’Histoire de France, évidemment.
L’on n’avait jusqu’à présent jamais su résister aux signes distinctifs d’OPERA MULTI STEEL, cet écho imparable sur le chant, ces trois voix qui se succèdent et se combinent, ce phrasé incomparable, ces synthés, ces textes, cette basse... OPERA MULTI STEEL fait partie de cette famille de groupes qui entraînent à la fois le plus grand enthousiasme et l’incompréhension la plus totale, sans aucun intermédiaire. A l’instar de leur musique, il n’y a, dans les réactions qu’elle entraîne, aucun compromis. Quelle tristesse d’imaginer que certains, ayant perdu leur candeur et leur virginité, résisteront à ce disque incontestablement unique et ne succomberont ni à Ecran Couleur ni aux cloches de Lunettes Solaires. Cela est d’autant plus dommage qu’ « Histoires de France » est le meilleur disque à ce jour d’OPERA MULTI STEEL.
Christophe Labussière
TRINITY N°5
Après " HISTOIRES de FRANCE " qui a marqué la renaissance du groupe, OPERA MULTI STEEL nous livre aujourd’hui à une " ETERNELLE TOURMENTE ". Prenons l’ange déchu de la pochette pour guide et plongeons dans les affres concoctées par le groupe.
Ce dernier a mis du plomb dans son écuelle, en effet, une basse lourde s’impose sur plusieurs morceaux, les rythmes épurés possèdent toujours une simplicité redoutable alliée à une mélancolie insidieuse.
Le chant se partage entre Patrick L.Robin à la voix tantôt sépulcrale, tantôt angélique, Franck Lopez, et Catherine Marie aux cris redoutables. Nouvelle venue sur l’album, Carine Grieg, également clavier du groupe Collection d’Arnell-Andréa, assure les chœurs sur plusieurs titres qu’elle pare de lacis volatiles.
Entre chaque morceau se niche, sous forme de fragments, l’histoire de deux enfants, Maximin et Mélanie, sur fond d’apparition virginale. Ces bribes de conversations sont autant d’éclats lumineux parmi tant de noirceur.
Aux paroles désespérément belles de patrick se mêlent destextes de Rutebeuf, Marie Mareau ou encore le latin du Magnificat. Le sillon autobiographique se creuse toujours ( Heure Matinale, Autres Appels…), les obsessions s’égrènent : incapacité à adhérer à la réalité morne et poisseuse. " Rentrer à la maison, recouvrer la raison ", à quoi bon ? " Je mourrirai " répond Maximin (et nous avec).
Céline OLIVIER
" LA " Ritmo.com Reviews
OPERA MULTI STEEL has managed to
perfectly blend traditional music from around the world with modern technology,
creating this incredible dervish of passion and cold electronica that is
amazing, rarely heard, and even more rarely pulled off so nicely. It would be
totally unfair to lump this band under the " World
Music " label, because this disc is perfectly suited for dance-clubs
as well as street festivals also, enough of this disc could fall under the
" Goth " label just as easily. Another aspect of this disc
that sets it apart from the masses is its excellent use of stereo in the
recording. I swear, at points it sounds like this thing was recorded by
Lucasfilm. The vocals seem to come from all around your head, and the echoey
tracks are so expertly laid out that instead of getting muffled by the extra
sound, the songs grow layers the further you get into them.
Holly Lalena DAY
Michael OTLEY
The album cover of OPERA MULTI
STEEL full-length cd (their fifth maybe), " Eternelle
Tourmente ", shows two boys carrying a wounded angel . This image is
repeated throughout the professionaly presented booklet including all lyrics
(in french). Perhaps the reason this painting works so well for the album is
not so much the subject matter, but rather the clarity of the painting, and the
looks on the young boy’s faces. There is definitely a theme presented
throughout the music on this cd, with snipets of dialogue between tracks,
perhaps further relating the painting to the entire release.
OPERA MULTI STEEL ‘s sound is
created most with strong vocals from both male and female members ( as well as
guest Carine Grieg of Collection d’Arnell Andréa), predominant and upbeat
(programmed) rythm patterns and keyboards, bass on most songs and occasional
guitars. The recording is quite professional, digital, clear and well mixed.
O.M.S themselves are quite precise, even tight, never appearing sloppy. The
first song " Laudamus te " ( which also appears on the
Palace of Worms Records compilation " Storm the Palace ")
is perhaps the strongest, bringing an aesthetic from somewhere between Elijah’s
Mantle and Dead Can Dance (Aion era). While generally conveying an atmosphere
similar to Elijah’s Mantle, some drum machine patterns and keyboard lines, here
and there , bring American Goth bands to mind, like Bella
Morte or the Cruxshadows.
The most pleasant track of the
album by far is " Pauvre Sens et Pauvre Mémoire ", marked
by gentle and harmonizing vocals, soft and floaty keyboards, unobstrusive
percussion, bass, acoustic guitar, and a nice recorder part ( which I mistook
for a flute before reading the liner notes).
STEPHANE FIVAZ
(Juin 2000)
Nul n'est prophète en son pays, et aucun membre D'Opéra Multi Steel ne viendra démentir ce proverbe.
Suite à l'album " Stella Obscura " paru en 1992, le groupe decida de mettre un terme à sa carrière, étouffée par des problèmes d'ordre personnel et aussi par le manque d'intérêt de la France et de ses maisons de disques. Il est tout de même hallucinant de constater qu'OMS doive sa résurrection à l'enthousiasme du public et des labels brésiliens ! Honte à la francophonie toute entière d'avoir laissé échapper un tel bijou !
Opéra Multi Steel a bâti sa cathédrale de sons au travers d'une discographie sans faute et unique, depuis plus de seize ans déjà, sans jamais trahir l'essence même de leur inspiration. Leur musique est très difficile à classer, étant donné qu'ils sont les seuls maîtres de leur style si particulier, ce qui est tout à leur honneur.
Bien que les racines du groupe soient fortement ancrées dans l'ère Post Punk, Cold-Wave, les compositions sont irrémédiablement imprégnées de leur passion pour le Moyen Age. Et je ne crois pas trop m'avancer en affirmant que leur nouvel album " Eternelle Tourmente " représente leur travail le plus accompli et le plus abouti à ce jour. Les arrangements parfois minimalistes du passé laissent la place à une orchestration fouillée et précise, dont la clarté n'a d'égal que la beauté.
Maximin et Mélanie, deux enfants sujets aux apparitions virginales, servent de fil conducteur aux 11 titres présents, introduisant par là même une note naïve et instinctive rafraîchissante ainsi qu'une ironie à peine masquée.
Les quelques personnes encore récalcitrantes aux splendeurs d'OMS devraient trouver ici leur bonheur, et celles déjà acquises aux ritournelles médiévalisantes du combo vont obligatoirement atteindre l'extase.
Et je pèse mes mots ! Cet album est une pure splendeur, de ceux qui resteront dans notre lecteur pour un nombre incalculable d'années, tout comme le " Closer " de Joy Division, le " Aion " de Dead Can Dance, le " Tendercide " de Shock Headed Peters ou le " 100 Lives " de Résistance.
" Laudamus te " et son chant en latin empreint de religiosité, " Pauvre Sens et Pauvre Mémoire ", certainement un des sommets de ce disque, sur un texte du poète médiéval Rutebeuf.
La voix de Carine Grieg (Collection d'Arnell Andréa) s'égrène parcimonieusement et avec délicatesse ici et là.
Les textes de Patrick, désespérément beaux, oscillent entre mélancolie vécue et aigreur désillusionnée.
Les titres se tiraillent entre électro-pop, folk,darkwave, la basse plombée contrastant à merveille avec la grâce volatile d'une instrumentation riche, avec en toile de fond cette teinte indélébile moyen âgeuse.
Et toujours ces tics subtils et reconnaissable entre mille (fort écho dans la voix, synthé récalcitrants et lumineux, phrasé inimitable… envoutant ! ! !) Et cerise sur le gâteau, une superbe toile du peintre finlandais Hugo Simberg (1873-1917) en tant que jaquette, à croire qu'elle a été faite spécialement pour eux.
Radio Futuro / Chili
Máximos exponentes franceses en la mezcla de sonidos fuera de tiempo(medieval) con la electrónica contemporánea, OMS viene sonando desde 1985, y hoy escucharemos su séptima producción a la fecha Éternelle Tourmente, editado en 1999. Éste CD se compone de 22 tracks de los cual11 de ellos corresponden a una conceptualización del disco en general... un CD muy novedoso, para una banda novedosa, que a pesar de los años, a sabido mantenerse vigente en la escena gothic/dark-wave francesa.
Rolando Ramos
Kogaionon N°6
I don't know how many of you have
listened to one or even more albums of this quartet but if you have not so far,
it would be better to achieve immediately any OMS' album.
What you can find on all these
albums is definitely out of time, fashion patterns or labels. I shall step down
only for the last chapter, an album in which Carine Grieg features as guest.
She is well known from Collection
d'Arnell Andréa. If " Laudamus te ", also
enclosed on the Palace of Worms compilation, expresses a medieval hue musically
as well for the lyrics(latin), the rest of songs helps us comprehend a large
variety of styles : ethereal, folk, gothic, romantic, electro-pop, dark-wave or
cold-wave.
The album includes 22 tracks but 11
of them might be considered as conceptual, the rest being track of bonding
tracks. The only disadvantage could be the french language in which the lyrics
are performed yet.
From another point of view, this
fact might even more confer a certain charm and originality to the band.
With no other comments, an
underground non-commercial and elaborated project difficult to find among
actual dark-wave scene.
DORU ATOMEI
AQSV@warpnet.ro
Metal de (01.07.2003)
Die Franzosen von OPERA MULTI STEEL sind bereits seit bald zwei Dekaden aktiv, doch mehr als nur einen Anerkennungserfolg konnte man bisher nicht erreichen. Eine Ungerechtigkeit, die wohl auch auf den schweren Stand französischer Produkte allgemein in der Szene zurückzuführen ist. Doch Bands wie Morthem Vlade Art dürften inzwischen gezeigt haben, dass die Musik aus unserem Nachbarland stets etwas sehr Eigenes, Besonderes ist. Genau dies kann auch auf OPERA MULTI STEEL übertragen werden. UNE IDYLLE EN PÉRIL bewegt sich dabei gekonnt zwischen Dark Wave, Pop, Chanson und NeoFolk. Die christlichen Tendenzen, die Beschwörung des Mythos und die sanftmütige, ruhige Atmosphären lassen den Liedern einen weiten Raum, die Elemente widersprechen sich nicht und erschaffen eine seltene Homogenität. Die ersten zwei Stücke „Christ“, ein flotter Dark Wave-Track der Referenzen zu early Deine Lakaien zieht und das erste Highlight des Albums, „Le Cygne Noir“, ein sakrales NeoFolk Stück, zeigen die beiden Pole, zwischen denen sich auch der Rest des Albums bewegen wird. Ein ebenso aufregendes wie beruhigendes Seelenwerk.
Asmondeus
UN CAPOLAVORO! (2003)
Bellissimo questo Une Idylle en péril degli Opera multi Steel.. un delicato viaggio tra atmosfere tristi e decadenti e momenti in cui un raggio di sole primaverile entra dalla finestra nel primo pomeriggio e riesce persino a dare vita a chi non ne ha più dentro.
In questo album possiamo trovare atmosfere che ci davano i migliori dischi dark dei primi anni 80 miste al trip-hop o a momenti acustico/medievali. In questo viaggio ci saranno momenti in cui cori sacri, strumenti ad arco, dolci fiati, tastiere elettroniche, bassi elettrici o chitarre acustiche rendono il tutto piacevole e gradevolmente dolce. Forse nessuno se ne accorgerà, ma IO ascoltando questo disco ho ritrovato certe atmosfere che avevo provato solo con i Joy Division e con i Cure.. forse non centreranno nulla come accostamento musicale ma le atmosfere create dagli OMS sono proprio quelle. In più in questo disco sono tutti dei grandissimi strumentisti e sanno creare particolari trame che ipnotizzano l'ascoltatore e lo portano in una dimensione di piacere che trasformerà quei 52 minuti di musica in 52 minuti di goduria estrema. Comunque a proposito di Dark (o gothic per chi non è italiano..) lo ritroviamo decisamente in più brani. Brani come Angélise, Le Cygne Noir, o della bellissima Vaille que Vaille non si possono scordare, ma per ritrovare atmosfere più dolci e allo stesso tempo romantico/decadenti ci pensano brani come "Par ici où l'Homme trépasse" o come la bellissima "Délire dans la Douleur".. è inutile comunque elencare brani più belli o meno belli, anche perchè in questo cd non vi è niente di sbagliato. L'unico mio consiglio è di far vostro questo disco e di godere della musica che gli Opera Multi Steel sanno fare e vogliono darvi. Forse la parte dei lettori più oltranzista che ascoltano metal estremo non apprezzeranno questo capolavoro, ma tutti quelli con una mentalità aperta DEVONO avere per forza questo disco.